Alfredo Bianchini, Presidente della Fondazione Vedova, per #RiscrivereilFuturo immagina per Venezia una ricostruzione demografica e sociale che faccia riabitare la città con relazioni vere.
Come immagina Venezia nel futuro?
La forma urbis di Venezia non consente certo cambiamenti normali, come delle riconversioni strutturali che dipendano da nuovi modelli di sviluppo. Venezia ha da sempre questo problema e man mano che il mondo va avanti, Venezia si allontana perché ferma nella propria conformazione. Quello che veramente può crescere a Venezia è invece il pensiero: è l’idea di Venezia che deve essere rimodellata. Ciò che dobbiamo prendere da questa situazione, è l’occasione per riflettere e ripensare Venezia.
Cosa possono fare la politica e i cittadini per una rinascita di Venezia?
La rinascita parte dall’avere delle idee per una ricostruzione plurima della città. Venezia deve tornare a esprimere pluralismo. Purtroppo il fenomeno di continua demolizione che dal dopoguerra in poi ha trasformato Venezia in una città vuota dei suoi abitanti, senza intere categorie sociali, a favore degli ospiti del turismo, l’hanno impoverita.
È necessario creare dei poli di attività che portino ad avere delle possibilità effettive e concrete di residenzialità. Si devono creare dei centri di produzione scientifica e culturale, non semplici attrattive turistiche o vetrine: si devono capovolgere certi paradigmi, che vogliono la cultura solo come esposizione o la scienza solo come un semplice congresso. Si deve produrre pensiero culturale, si deve produrre pensiero scientifico. Solo facendo così si agisce verso una ricostruzione demografica e sociale che faccia riabitare la città con relazioni vere.
Proponga un’idea specifica in almeno uno di questi ambiti: ambiente, residenzialità, lavoro, cultura, sicurezza, turismo?
Si devono creare delle situazioni di residenza accessibili alle giovani famiglie, in relazione a dei lavori specifici: scuole artigianali, centri di specializzazioni, attivare determinate lauree brevi molto tecniche, centri per la cura di malattie infettive, per esempio. Tutti studi e forme che potrebbero essere molto importanti in futuro e porterebbero a Venezia, ma anche nella città metropolitana, una ricostruzione demografica e sociale di un certo tipo.
Questo si può fare, anche dal punto di vista architettonico. Penso al magnifico libro di Egle Renata Trincanato, “Venezia minore”, che analizza tipologie residenziali in serie e complessi ospitali poi trasformati in abitazioni. Lo studio ha il merito di analizzare e mettere in evidenza la modernità della struttura di tali edifici e l’eccezionalità estetica e sociale di quell’architettura. Si potrebbe prendere spunto da lì per una nuova forma di residenzialità cittadina.
Di più, si potrebbe dotare il Comune di fondi speciali per il riacquisto di immobili, e configurare una nuova strategia di edilizia residenziale pubblica, finalizzata a rinnovare l’incremento demografico cittadino, anche a vantaggio di giovani coppie.
Avv. Alfredo Bianchini, Presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Per il progetto #RiscrivereilFuturo di Venezia Venezia da Vivere e Associazione Piazza San Marco hanno intervistato imprenditori, curatori, direttori di istituzioni culturali, rettori e docenti universitari, albergatori, organizzatori di eventi e cittadini, che a Venezia vivono e lavorano. Un dibattito aperto con la cittadinanza per far nascere un’idea di città in equilibrio con l’ambiente, il lavoro e la sua civitas.
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Le foto sono di Settimo Cannatella, @seventhsoul, per Venezia da Vivere.
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