Una Grande Venezia capitale della Cultura, delle Arti e della Formazione, punto di riferimento internazionale per la salvaguardia ambientale e dei beni culturali, strategica per la sua capacità di unire tradizione e innovazione. Inti Ligabue, Ligabue Group, per #RiscrivereilFuturo
Venezia da Vivere e Associazione Piazza San Marco continuano a intervistare imprenditori, artisti, direttori di musei, docenti universitari, albergatori, artigiani, organizzatori di eventi e cittadini che a Venezia vivono e lavorano per il progetto #RiscrivereilFuturo di Venezia, un dibattito aperto per far nascere un’idea di città in equilibrio con l’ambiente, il lavoro e la sua civitas.
Inti Ligabue è presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue e CEO di Ligabue Group, storica azienda veneziana.
Come immagina Venezia nel futuro?
Immagino una Venezia capitale della Cultura, delle Arti e della Formazione. Città punto di riferimento internazionale negli studi per la salvaguardia ambientale e dei beni culturali, con un ruolo e un riconoscimento precisi e definiti. La vedo in un processo di rinascita, che la ponga in posizione strategica per la sua capacità di unire tradizione e innovazione.
La Venezia che immagino o vorrei è una Venezia coesa, che guarda a un obiettivo comune al di là degli interessi immediati di categoria.
Una Grande Venezia intesa come centro storico, isole e terraferma, pensate e chiamate ad operare in una visione unitaria e di reciproco interesse. Capace di scorgere nelle due grandi crisi da cui è stata travolta – l’Acqua Alta dello scorso novembre e la pandemia – il momento del riscatto, in cui ripensarsi e ridisegnarsi, cogliendo lo stop obbligato e la lenta ripresa come il necessario “reset” per darsi nuove regole, nuove opportunità, nuovi orizzonti.
Non possiamo più aspettare che ritornino il turismo di massa e i soldi facili, non ci sono più rendite di posizione, dobbiamo prendere coscienza della realtà e riaffermare l’orgoglio di questa città.
Penso a un turismo equilibrato e sostenibile grazie a pianificazioni e a forme obbligate di prenotazione e di gestione dei flussi, ora imposte anche dalle esigenze sanitarie. Immagino una città che non viva solo di turismo ma che sappia finalmente attrarre nuove attività nei settori delle ricerca, della cultura, dell’artigianato di qualità, dell’high tech e del terziario innovativo, sviluppando e mostrando alle realtà imprenditoriali le qualità e le opportunità delle sua unicità strutturale e ambientale.
Questa crisi ci ha proiettato anni avanti sulla curva tecnologica. Mesi di smart working, video conferenze, didattica a distanza, shopping online, e-health ci hanno insegnato e dimostrato che il mondo può connettersi e lavorare anche a distanza, togliendo eventuali dubbi sulle difficoltà logistiche di Venezia per imprese e attività: con le distanze accorciate dalla rete, Venezia si candida ad essere città straordinariamente attraente anche per nuove attività. Facciamolo sapere al mondo e creiamo le condizioni per nuove economie.
Penso a un ripopolamento del centro storico, che parta dal sostegno alla residenzialità in diverse forme e giunga al ripensamento coraggioso di quello che è stato un eccesso di concessioni e libertà nella trasformazione in chiave turistica degli immobili, sia per le imprese che per i privati.
La preparazione e la consapevolezza sono fondamentali. Il mondo era incredibilmente impreparato ad una pandemia annunciata e oggi siamo consapevoli dei limiti del nostro modello economico cittadino, non intervenire ora ci renderebbe responsabili e colpevoli.
Cosa possono fare la politica e i cittadini per una rinascita di Venezia?
La politica deve stabilire le norme perché sia possibile il cambiamento, agendo con coraggio e prendendo decisioni al di là della ricerca del consenso e dovrebbe operare per il coordinamento e la cooperazione tra categorie e forze sociali, per cercare quella unione di intenti e obiettivi condivisi di cui parlavo.
Ma questo sarà possibile solo se le diverse anime di Venezia a loro volta spingeranno in questa direzione, dimostrandosi pronte a dialogare e ad agire senza guardare ad un ritorno immediato, con una capacità di visione a lungo termine che non punti allo sfruttamento di Venezia ma a creare le condizioni per il cambiamento.
Credo sia il momento per tutti di passare da quelle che erano giuste lamentele o legittime rivendicazioni ad un’azione responsabile che implica anche per ciascuno un passo indietro.
Adenauer diceva che “viviamo tutti sotto il medesimo cielo ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte”. Oggi è il momento di rivolgere lo sguardo in una direzione comune.
Proponga un’idea specifica in almeno uno di questi ambiti: ambiente, residenzialità, lavoro, cultura, sicurezza, turismo.
Non è la prima volta che sottolineo questa ipotesi: perché Venezia possa liberarsi dalla monocultura del turismo con tutte le negatività che questo comporta, è necessario il riconoscimento di uno Statuto Speciale che permetta a una città unica al mondo ma strutturalmente fragile di defiscalizzare e incentivare settori economici come l’arte e la cultura, l’artigianato di qualità, le tecnologie avanzate. Una base concreta per innovarsi e riequilibrare la propria realtà e disegnare un altro futuro.
Inti Ligabue, Presidente Fondazione Giancarlo Ligabue e CEO Ligabue Group.
Leggi tutte le interviste
Le foto sono di Settimo Cannatella, @seventhsoul, per Venezia da Vivere.
Come immagini Venezia nel futuro?
Leggi tutte le interviste su:
www.veneziadavivere.com
www.associazionepiazzasanmarco.it
Facebook @sanmarcopiazza
Facebook @veneziadavivereofficial
Instagram @veneziadavivere
Instagram @sanmarcopiazza