Una rinascita volta all’umanità della città con case per residenti, botteghe artigiane e di quartiere, tecnologia e uno Statuto Speciale per Venezia sostenibile: Stefano Croce, Presidente Associazione Guide Turistiche di Venezia per #RiscrivereilFuturo di Venezia
Venezia da Vivere e Associazione Piazza San Marco continuano con il progetto #RiscrivereilFuturo, intervistando figure dell’imprenditoria, dell’arte, dell’università e molte altre, che a Venezia vivono e lavorano. Un dibattito aperto che oggi riporta il pensiero del Presidente dell’Associazione Guide Turistiche di Venezia, Stefano Croce.
Come immagina Venezia nel futuro?
A Venezia negli ultimi decenni una pressione turistica fuori controllo ha reso la vita nella città storica sempre più difficile. L’overtourism è da molti anni ormai insostenibile perché non più in equilibrio con l’ambiente sociale e naturale, e per aver reso la città dipendente da una monocultura turistica cui tutte la altre forme di economia hanno lasciato il passo o si sono dovute adeguare.
Voglio allora immaginare, sperare, che la fine della pandemia veda una rinascita di Venezia attraverso il riequilibrio tra turismo e residenza; perché l’eccesso di turismo non solo produce effetti indesiderabili sull’ambiente e sugli abitanti, ma anche perché non porta ulteriori guadagni in quanto respinge il turismo di qualità che, più educato ed interessato, si concede normalmente una visita più lunga e, diversamente dal “mordi e fuggi”, sostiene l’economia cittadina.
Immagino quindi una Venezia in cui una riduzione del numero giornaliero dei turisti e di posti letto a loro dedicati – ultimamente moltiplicatisi anche per il fenomeno Airbnb – veda una città più vivibile con calli e mezzi pubblici più frequentabili, con meno plateatici di bar e ristoranti, con turisti più educati e veneziani più gentili, con più appartamenti per i residenti e più botteghe di artigiani e negozi di vicinato.
Immagino una città in cui siano favorite altre forme di economia oltre a quella turistica che produce per lo più lavoro poco qualificato: camerieri, baristi e personale per le pulizie; una città che attraverso uno Statuto Speciale preveda facilitazioni fiscali per poter richiamare aziende e sedi di istituzioni nazionali ed internazionali – ad esempio in relazione con studi sull’ambiente, con il digitale o con il terziario avanzato – in cui si crei lavoro qualificato capace di trattenere giovani veneziani e di richiamarne di nuovi.
Immagino una città in equilibrio con il suo ambiente, in cui venga tenuto sotto controllo l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, in cui venga rispettata la laguna, i suoi canali e le sue rive attraverso limitazioni alla produzione del moto ondoso e all’ingresso in laguna di navi con stazza non compatibile con i suoi canali naturali. Insomma una città con un futuro sostenibile e pertanto esempio di “modernità” poiché centrata sul rispetto dell’uomo e del suo ambiente.
Cosa possono fare la politica e i cittadini per una rinascita di Venezia?
La politica deve avviare e guidare una ripartenza sostenibile. Gli amministratori locali dovrebbero richiedere allo Stato Italiano uno Statuto Speciale per Venezia che permetta agevolazioni fiscali per favorire lavori alternativi al turismo, affitti ai residenti, a negozi di prossimità e all’artigianato di qualità.
Dovrebbero limitare il numero dei turisti giornalieri e pernottanti entro un massimo ritenuto “sostenibile”, e a tal scopo prevedere un meccanismo di prenotazioni e controllo degli accessi turistici alla città. Dovrebbe esserci un controllo unificato sulle acque della laguna e dei canali affinché possano essere previsti e fatti rispettare regolamenti in relazione alla velocità, la stazza e le emissioni inquinanti dei natanti a motore. Dovrebbero esserci facilitazioni alla navigazione tradizionale, cioè a remi, magari prevedendo zone o giornate – ad esempio la domenica in Canal Grande – di sola navigazione a remi (con eccezione di vaporetti e mezzi di soccorso).
I cittadini dovrebbero chiedere attivamente ai loro amministratori questi cambiamenti con la loro voce e il loro voto, ma prima di tutto devono cercare di prendere coscienza che una città più sostenibile non è una città più povera perché ha meno turisti, ma nel medio termine sarà più ricca perché non solo avrà più turisti di qualità, ma potrà avere altre forme di economia compatibili con il suo habitat, avrà una vita più ricca con più abitanti e più giovani, e una città più pulita ed ecosostenibile, ma soprattutto con una speranza di futuro che altrimenti lo spopolamento e il logoramento degli ultimi decenni le avrebbero precluso.
Proponga un’idea specifica in almeno uno di questi ambiti: ambiente, residenzialità, lavoro, cultura, sicurezza, turismo.
Il turismo dovrà essere sostenibile. Per l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) le attività turistiche sono quando “non alterano l’ambiente sociale, naturale e artistico” e quando “non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività economiche”.
L’UNESCO, nella Dichiarazione di Budapest del 2002, ritiene sostenibile uno sviluppo in cui vi sia “equilibrio tra cultura ed economia, tra identità locali e turismo, tutela ambientale e sviluppo in una visione condivisa con tutti gli attori locali”.
Secondo queste definizioni a Venezia la sostenibilità turistica potrà essere ricercata solo attraverso il miglior compromesso possibile tra i proventi economici generati dal turismo e l’esigenza di controllare e minimizzare gli effetti indesiderabili che questo genera al luogo e ai suoi abitanti.
Già prima della pandemia molte guide abilitate di Venezia avevano lanciato il progetto Guide di Venezia per un Turismo Sostenibile per sensibilizzare i visitatori al rispetto, promuovere l’offerta artistico-culturale veneziana e limitare il numero di persone nei gruppi. Ma ciò deve innestarsi in una strategia complessiva di gestione dei flussi che spetta all’amministrazione cittadina e che, per essere sostenibile, non dovrà, come è stato ventilato, “spalmare” l’eccesso di turisti in tutta la città snaturando anche le zone ancora vivibili, ma dovrà prevedere una drastica riduzione dei visitatori in ottemperanza alla raccomandazione n.3 dell’UNESCO di “fronteggiare il turismo in eccesso”.
Per fare ciò si dovrà abbandonare l’idea della “tassa di sbarco” perché le piccole differenze di prezzo nelle diverse stagioni non sposteranno da una stagione all’altra importanti flussi di turisti che già spendono per voli, crociere e visite di altre città.
Una riduzione efficace del turismo a Venezia potrà invece avvenire attraverso un controllo degli ingressi turistici tramite prenotazione e numeri programmati giornalieri. Lo scoglio del principio della libera circolazione delle persone è superabile sia perché il metodo è già attivo in altre realtà insulari – Pianosa, Giannutri e Montecristo – sia perché, se può essere accantonato in un’emergenza sanitaria, deve esserlo anche per un’altra emergenza: la sopravvivenza di Venezia.
Certo questi correttivi in campo turistico, sebbene importanti, non saranno sufficienti se non verranno inseriti in una politica che coinvolga le altrettanto rilevanti questioni del lavoro, della residenza, della fiscalità e del rispetto dell’ambiente, problematiche che saranno gestite efficacemente solo nel quadro di uno Statuto Speciale la cui necessità è stata riconosciuta anche dal Patriarca.
Sta allora a noi decidere come ripartire: vogliamo voltare pagina imboccando questo percorso di sostenibilità e di specialità legislativa, o preferiamo tornare come prima sprecando questa opportunità storica di salvare una città millenaria?
Stefano Croce, Presidente Associazione Guide Turistiche di Venezia.
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